Il terzo attentato a Benito Mussolini

«Non feci parola ad alcuno del mio proposito, prima per ragioni di prudenza e poi perché sono un anarchico individualista.»

Benito Mussolini, Duce del Fascismo e Capo del Governo dal 1922 al 1943, fu oggetto durante il lungo periodo di governo di una lunga serie di attentati, sei per la precisione, a cui dedicheremo sei singoli post. In quello odierno trattiamo il terzo in ordine di tempo compiuto l’11 settembre 1926  dall’anarchico Gino Lucetti. Ricordiamo che il secondo era accaduto pochi mesi prima, nell’aprile dello stesso anno.

Gino Lucetti.JPGNato a Carrara il 31 agosto del 1900 da famiglia contadina benestante, da ragazzo lavorava nelle terre di Avenza, di proprietà della madre Adele Crudeli, e militava nell’organizzazione giovanile del Partito Repubblicano, in aperto contrasto con il padre Filippo, fervente anarchico carrarese.

Nel 1918, durante la Prima guerra mondiale, fu chiamato alle armi, e prestò servizio militare nei Reparti d’assalto, senza però partecipare ad alcun fatto d’arme, vista la quasi immediata fine delle ostilità.

Dopo la guerra, come accadde ad una parte degli Arditi d’Italia, che poi furono il nucleo fondatore degli Arditi del Popolo, organizzazione paramilitare di veterani ex militari della Grande Guerra, fondata a Roma il 17 giugno 1921 dal reduce di guerra e anarchico Argo Secondari, maturò una coscienza politica che lo portò ad opporsi al fascismo, aggregandosi agli anarchici individualisti.

Protagonista di vari scontri e risse di natura politica durante il Biennio rosso,  il 26 settembre 1925, al culmine di un diverbio estrasse la pistola e ferì il militante fascista e concittadino Alessandro Perfetti. Il compagno di quest’ultimo, Antonio Vatteroni, sparò a sua volta, ferendo Lucetti al collo e all’orecchio, mentre fuggiva. Nonostante la ferita, riuscì a dileguarsi e imbarcarsi clandestinamente su un mercantile, riparando a Marsiglia. Rimpatriò sotto il falso nome di Ermete Giovannini, con il proposito di attentare alla vita di Mussolini, seguendo un piano che affermò di aver elaborato da solo.

L’11 settembre 1926, giorno fissato per la celebrazione del processo per il fatto precedente, Lucetti si appostò sul piazzale di Porta Pia a Roma e lanciò una bomba contro la Lancia Lambda Coupé de ville che trasportava Mussolini nel consueto tragitto da casa a Palazzo Chigi. La bomba rimbalzò sul bordo superiore del finestrino posteriore destro dell’automobile e, qualche secondo dopo, esplose a terra ferendo otto passanti e lasciando illeso l’obbiettivo.

La vettura su cui viaggiava Mussolini il giorno dell'attentato, compiuto da Gino Lucetti, la freccia indica il punto preciso in cui la bomba rimbalzò per poi ricadere al suolo
La freccia indica il punto in cui rimbalzò l’ordigno

Lucetti fu immediatamente immobilizzato da un passante e poi raggiunto dalla polizia. Dalla perquisizione effettuata fu trovato armato anche di una pistola di piccolo calibro, caricata con i famigerati Dum-dum bullets inventati dal capitano dell’esercito inglese Neville Bertie-Clay. In essi veniva rimossa la parte di camiciatura intorno alla punta della palla, in questo modo essa si espandeva all’interno del corpo del bersaglio, aumentando così la gravità delle ferite.

Negli anni successivi queste munizioni vennero appositamente prodotte negli arsenali e utilizzate anche da altri eserciti fino all’avvento della Convenzione dell’Aia, che le rese fuorilegge; essendo pallottole ad elevata distruttività, il loro uso in ambito militare è stato proibito dalla Convenzione di Ginevra del 1929. Verranno tuttavia impiegate contro le truppe italiana da parte degli abissini durante la campagna d’Etiopia del 1935-36.

Tornado, dopo questa breve parentesi all’oggetto del nostro post Lucetti come detto venne immediatamente arrestato e nel corso delle indagini la polizia cercò invano le prove di un complotto, arrestò la madre, il fratello e la sorella di Lucetti, vecchi amici carraresi e anche chi aveva alloggiato con lui in albergo. Lucetti dopo l’arresto in commissariato dichiarò:

«Non sono venuto con un mazzo di fiori per Mussolini. Ma ero intenzionato di servirmi anche della rivoltella qualora non avessi ottenuto il mio scopo con la bomba.»

Mussolini che uscì completamente illeso dall’attentato, venuto a conoscenza che Lucetti era giunto appositamente dalla Francia, appena giunto a Palazzo Chigi, rivolse alla folla accorsa un infiammato discorso in cui accusò il governo della Francia di tollerare sul proprio suolo numerosi antifascisti.

«Ma da questa ringhiera io voglio pronunziare alcune gravi parole che debbono essere esattamente interpretate da chi di ragione: bisogna finirla. Bisogna finirla con certe tolleranze colpevoli e inaudite di oltre frontiera… se veramente si tiene all’amicizia del popolo italiano, amicizia che episodi di questo genere potrebbero fatalmente compromettere.»

Il Governo Italiano, tramite l’ambasciatore Camillo Romano Avezzana, richiese alla Francia l’estradizione dei fuoriusciti italiani. Il Governo francese negò tale possibilità invocando il rispetto delle leggi dell’ospitalità; ciò nonostante dichiarò che non avrebbe tollerato altri abusi da parte dei cittadini italiani là rifugiati. Il giorno seguente l’attentato, furono “dimissionati” il questore di Roma Vincenzo Pericoli e il capo della Polizia Francesco Crispo Moncada.

Lucetti fu processato nel giugno 1927 davanti al Tribunale Speciale per la difesa dello Stto e condannato a 30 anni di carcere.  Con lui furono condannati come complici, a pene di circa vent’anni, anche Leandro Sorio e Stefano Vatteroni.

«Sentenza n. 20 dell’11-6-1927 Pres. Sanna – Rel. Buccafurri L’11 settembre 1926 l’anarchico Gino Lucetti attenta alla vita di Mussolini a Porta Pia in Roma. Due altri anarchici, a carico dei quali si può provare soltanto che sono amici del Lucetti, vengono ugualmente condannati a gravi pene. (Attentato a Mussolini, ferimento, tentativo di provocare pubblico tumulto) Lucetti Gino, Avenza (Ms), nato 31-8-1900, marmista, 30 anni; Vatteroni Stefano, Avenza (Ms), nato 21-2-1897, stagnino, 18 anni 9 mesi; Sorio Leandro, Brescia, nato 30-3-1899, cameriere, 20 anni»

Sull’organizzazione dell’attentato non è mai stata fatta piena luce. Una parte della storiografia ha avanzato l’ipotesi che il gesto di Lucetti fosse stato accuratamente preparato e l’organizzazione avesse coinvolto numerose persone di varie città italiane. Comunque sia, Vincenzo Baldazzi, uno dei massimi esponenti degli Arditi del Popolo e poi della Resistenza romana, fu poi condannato per aver fornito la pistola a Lucetti.

Nel 1943 Lucetti fu liberato dagli Alleati da poco giunti a Napoli. Lucetti prese quindi alloggio sull’isola di Ischia, ma il 17 settembre 1943, durante un bombardamento effettuato da bombardieri tedeschi, cercò rifugio su di un motoveliero che venne affondato, trascinando con sé il Lucetti.

A Gino Lucetti fu intitolata una brigata partigiana anarchica, il Battaglione Lucetti, che combatté nel Carrarese e la città di Carrara gli ha intitolato una piazza nella frazione di Avenza. Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

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