Sergio Bresciani, l’eroe fanciullo

Il 4 settembre 1942 moriva nel deserto egiziano, nei pressi di El Alamein, Sergio Bresciani classe 1924, meglio conosciuto come l’eroe fanciullo: fu, infatti, uno dei militari più giovani decorati con Medaglia d’oro Valor Militare. Ha da poco compiuto 18 anni ma muore “come sanno morire gli uomini.

Sergio Bresciani 2

Facciamo ora un passo indietro e vediamo la vita e il percorso che portarono quello che viene definito “l’eroe fanciullo” nel tremendo deserto di El Alamein.

Sergio, secondogenito di una numerosa famiglia, nasce a Salò, in provincia di Brescia il 2 Luglio 1924; il padre Bresciani Bortolo Davide, classe 1901, è di professione commerciante mentre la madre Carattoni Maria, classe 1904, è casalinga. La sua è una famiglia come tante altre di quel periodo: onesta, cattolica, con un profondo rispetto e senso del dovere verso il proprio Paese.

Sergio, come tantissimi altri giovani, subisce il fascino di tutto ciò che il regime mette a disposizione: adunate, divise, ecc. Ma certamente fanno ancor più presa su di lui le gesta ed i racconti sui due zii, Dante ed Italo, combattenti e caduti durante la Grande Guerra. Dopo aver frequentato le scuole dell’obbligo con scarso successo, iniziò a lavorare come operaio, ma anche qui la sua voglia di vivere, l’esuberanza e uno spirito assai dinamico, lo portarono ad essere particolarmente irrequieto ed insofferente.

Dalla sua vita voleva di più, più emozioni, più spazi, insomma essere protagonista e il periodo era purtroppo propizio. Nel 1939 in tutta Europa spirano i “venti di guerra”, a settembre Germania ed Unione Sovietica attaccano la Polonia e si spartiscono l’intero suo territorio. Sergio ha solo 15 anni, ma sente sempre più forte dentro di se, i punti di riferimento di tutti i giovani che vissero in quegli anni: la famiglia, la Patria e Dio.

Con l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, sente la necessità di esserci e dover fare qualche cosa, che il suo Paese ha bisogno anche del suo contributo e generosamente lui non vuole essere da meno. Questi sentimenti lo porteranno a compiere ben tre fughe da casa, prima di riuscire ad arrivare in Nord Africa nelle retrovie del fronte. I primi  due tentativi finiscono con i Carabinieri Reali che lo riportano a casa il terzo lo vede arrivare fino a Napoli, porto da dove partono i piroscafi carichi di truppe diretti alla “quarta sponda”.

Anche questa volta viene però fermato e rimesso su un treno e rispedito a casa, ma il nostro giovane eroe non si perde d’animo; giunto nella capitale scende dal treno, torna indietro e di nascosto s’imbarca su una delle tante navi dirette a Tripoli. E arriva così finalmente in Libia e nella capitale Sergio attende il momento buono per raggiungere la linea del fronte e scrive ed avvisa i genitori del luogo che è riuscito a raggiungere:

“Cari genitori, questa volta ho raggiunto il mio scopo: sono arrivato a Tripoli. Ora mi trovo in Federazione a fare il piantone: sono molto contento. L’ispettore ha inviato a voi un telegramma: se non avete ancora risposto, vi prego di non richiedermi in Italia; mandate il vostro consenso anche se non siete contenti: vi troverete molto più contenti in futuro. Io non esigo niente, ma se una volta o l’altra vi ricorderete di me con qualche scritto io ve ne sarò molto riconoscente. Sono felice perchè il vice Federale e l’Ispettore mi trattano molto bene e mi hanno promesso che mi faranno partire con il primo battaglione diretto al fronte”.

Ma come logico nessuno vuole mandare Sergio verso la prima linea e quindi lui prende e ci va da solo. Arrivato ottiene finalmente il permesso dai proprio genitori che, conoscendo la testardaggine del figlio e soprattutto il desiderio dello stesso di servire il proprio Paese, acconsentono, chiedendo solo che possa essere regolarmente arruolato nell’Esercito. Ma la cosa non è di semplice realizzazione e anche se regolarmente richiesto, dovranno passare diversi mesi perchè ciò possa avvenire. Sergio dovrà guadagnarsi le stellette tanto agognate sul campo.

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Foto scattata nella zona di El Alamein, Sergio è in basso a destra

Il 2 luglio 1941, nel corso di una bella cerimonia, presente tutto il reggimento, Sergio al compimento del diciassettesimo anno di età fu definitivamente arruolato, ricevendo le tanto sospirate “stellette”, è ora il più giovane soldato d’Italia. I veterani gli affibbiano il soprannome di “Balilla” e lui scrive subito a casa una lettera carica di emozioni e orgoglio raccontando che il suo Capitano gli aveva consegnato le tanto agognate stellette accompagnato dal cappellano militare.

Verso la fine dell’estate 1941 Bresciani si distinse successivamente a El-Adem in un combattimento contro 20 carri armati Matilda Mk.II, e alcuni mesi dopo ad Agedabia dove fu proposto per la concessione di una Medaglia di bronzo al valor militare. La gloria che Sergio cercava non si fa attendere molto, poche settimane dopo il suo diciassettesimo compleanno, è addirittura doppia perché viene citato dal suo Comando per una Medaglia d’argento al Valor Militare e nel contempo anche dai tedeschi per una Croce di Ferro di 2ª classe.

Nella seconda metà del novembre 1941 le forze inglesi passano nuovamente all’offensiva con l’Operazione Crusader per alleggerire la pressione sulla piazzaforte di  Tobruck sotto assedio da mesi; ora il 3° Reggimento Artiglieria Celere non è più aggregato alla divisione Pavia, ma a disposizione del XXI Corpo d’Armata al comando del Generale Enea Navarini.

Non sono giorni facili per Sergio e per i nostri soldati; dopo attacchi e contrattacchi da una e dall’altra parte, le forze italo-tedesche sono costrette alla difensiva e poi ad abbandonare la Cirenaica fino a raggiungere Bengasi prima, Agedabia poi, verso la fine del dicembre 1941. Le forze dell’Asse, in particolare quelle italiane, sono davvero mal ridotte: il reggimento di Sergio, alla fine di questo ciclo operativo, può contare solo su un pezzo da 75/27!

Con l’inizio del nuovo anno, il 1942, le nostre divisioni, insieme a quelle tedesche dell’Afrikakorps, sono schierate a sud ed a est di el Agheila.  Il 21 gennaio Rommel lancia all’ attacco le sue truppe per la seconda controffensiva dell’Asse. Sergio Bresciani è sempre in prima linea con il suo reparto, anche se una fastidiosa otite che ogni tanto lo affligge, lo costringe ad un periodo di riposo presso un ospedale militare.

L’avanzata è travolgente e il 29 gennaio le truppe italo-tedesche entrano a Bengasi, il 3 febbraio a Derna e il 4 dello stesso mese alle porte di Ain el-Gazala, a circa 50 chilometri da Tobruck. Poi fino a fine aprile una necessaria pausa operativa per ristabilire tutti i collegamenti con le retrovie e per far affluire i nuovi e necessari rinforzi per le spossate divisioni.

Da una lettera del 23 marzo 1942 indirizzata alla sorella Jvonne, risulta ancora una volta evidente la semplicità, la bontà e la forza d’animo con la quale Sergio vive quei giorni comunque così difficili:

“Cara Jvonne, … nella grande battaglia della Marmarica sono stato proposto dal C.S. Africa S. (Comando Supremo Africa Settentrionale) per la medaglia d’argento. … Dopo la battaglia io mi sono recato a Agedabia in cerca di acqua per lavarmi, dato che durante la battaglia non ci eravamo mai lavati (puoi immaginare come eravamo sporchi…). Proprio in quel giorno sono venuti gli apparecchi (tomi!) (tommy, diminutivo utilizzato per identificare gli inglesi) ed hanno fatto un bombardamento terribile: io mi trovavo nel centro del disastro (notando che per recarmi colà ero scappato dalla batteria…) ed ho potuto sentire molti dei miei compagni che gridavano aiuto. Immediatamente ho preso la macchina ed ho girato per il paese a raccogliere i morti ed i feriti. Per questo mi hanno proposto per la medaglia di bronzo. Io però non la volevo, perchè non avevo fatto altro che il mio dovere verso i miei compagni in pericolo”.

Rommel ancora una volta stupisce tutti e riprende la sua offensiva per raggiungere e superare Il Cairo: il vittorioso attacco ad Ain el-Gazala, l’accerchiamento e la spettacolare riconquista di Tobruck, l’attraversamento del confine egiziano e la conquista di Matruh, ed infine El Alamein.

Si giunge quindi alle battaglie finali quelle decisive che si svolgeranno intorno alla località sopra citata. La prima di queste battaglie inizia il 1 luglio 1942 e si conclude il 27, la seconda nota anche come battaglia di Alam Halfa, iniziò il 31 agosto con un tentativo di manovra avvolgente da sud verso nord e quindi verso la costa ad Est di El Alamein e terminò fra il 5 ed il 6 settembre con il consolidamento delle posizioni reciproche.

Entrambe le offensive non portarono al raggiungimento degli obiettivi desiderati e prefissati, ovvero lo sfondamento delle linee alleate e la penetrazione verso Il Cairo, ma fu proprio durante questa battaglia che “il balilla” troverà la morte. In piena battaglia insieme ad alcuni compagni e con un mezzo deve raggiungere una nuova località; di prima mattina l’autocarro entra inavvertitamente su un campo minato inglese e la ruota anteriore passa su una mina a pressione. L’esplosione violenta trancia di netto la gamba destra di Sergio.

Tomba Sergio Bresciani

Subito viene soccorso e tutti gli sforzi per salvargli la vita vengono fatti: è ormai famoso presso tutti i reparti e tutte le cure necessarie gli vengono fornite, ma la perdita di sangue e lo shock traumatico hanno la meglio e il 4 settembre 1942, Sergio Bresciani si  spegne presso la 53ª sezione di sanità della Divisione Folgore.

Viene inizialmente sepolto al chilometro 41,5 della Pista Rossa o Massicciata (la pista che collega la costa al Passo del Cammello al bordo della Depressione del Qattara). La sua tomba è la numero 1. Poi insieme ai tanti altri recuperati dal leggendario Paolo Caccia Dominioni viene trasferito al Sacrario Militare Italiano di El Alamein.

Chi volesse approfondire la splendida opera di Caccia Dominioni, il maggiore del genio guastatori che, passò oltre 15 anni nella zona di El Alemein per trovare e dare degna sepoltura a tutti i combattenti della famosa battaglia, può trovare sul nostro blog sia il post ad egli dedicato, ma soprattutto ascoltare la lettura della lettera che Caccia Dominioni scrive al maresciallo Montgomery, comandante delle truppe britanniche nell’ultima fase della guerra in Africa settentrionale:

Paolo Caccia Dominioni, la morte del conte della sabbia

“Io e io miei compagni, fummo e restammo suoi vincitori”

A Salò, nella piazza a lui dedicata, è ubicato un monumento con iscritte le seguenti parole: SERGIO BRESCIANI VOLONTARIO ARTIGLIERE MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE SALÒ 2. VII. 1924 EL ALAMEIN 4. IX. 1942

Targa a Salò.jpg

Questo è il suo foglio matricolore:

Matricola 35005, registrato come “Soldato volontario per la durata dell’attuale guerra nel 3° Reggimento Artiglieria Celere, mobilitato presso in Africa Settentrionale presso tale reparto il 02/07/1941”.

“Ricoverato presso la 21ª Sezione di Sanità il 10/10/1941 e dimesso e trasloccato all’Ospedale da campo N.166 il 11/10/1941”.

“Dimesso e trasloccato all’Ospedale da campo N.164 il 15/10/1941”.

“Dimesso e rientrato al corpo il 08/11/1941”.

“Ricoverato all’Ospedale da campo N.166 il 14/11/1941”.

“Dimesso e trasloccato all’Ospedale da campo N.164 il 15/11/1941”.

“Dimesso e rientrato al corpo il ??/??/1942”.

“Morto in seguito a ferita amputante della gamba sinistra da scheggia di mina al km. 44,700 della pista massicciata (deserto di El Alamein). Iscritto sul registro tenuto dalla 53 ª Sezione di Sanità il 04/09/1942”.

“Insignito della Croce di Ferro tedesca di 2 classe, dispaccio n. 40038/3 del 26/11/1942”.

“Concessa Medaglia d’Oro al Valor Militare con decreto del Ministero della Guerra. Fase 499 del 30/08/1943”.

07_Motivazione medaglia d'oro

Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare:

Avanguardista sedicenne, fuggito da casa per accorrere sul fronte libico, portava nella batteria che lo accoglieva la poesia sublime della sua fanciullezza eroica. Sempre primo nel pericolo, rifiutava qualsiasi turno di riposo, riuscendo in ogni occasione di superbo esempio ai camerati più anziani. Durante una giornata particolarmente aspra in cui il suo reparto veniva sottoposto a violentissimo tiro di controbatteria, in qualità di tiratore dell’ultimo pezzo rimasto efficiente, in piedi, continuava a sparare fino all’ultimo colpo al grido di ‘Viva il 3° Celere’. In altra azione di guerra, colpito dallo scoppio di una mina che gli recideva una gamba, sopportava con stoica fermezza la medicazione e, prossimo alla fine, pronunziava stupende parole di amor patrio, rammaricandosi di doversi separare dal reparto e dai compagni. Splendida figura di eroe fanciullo, simbolo purissimo della virtù della gente d’Italia.

Marmarica-Egitto (Africa Settentrionale) Marzo-Dicembre 1941 – Maggio-Settembre 1942”.

Nel febbraio del 1943, verrà concessa all’eroe fanciullo anche la Croce di Guerra germanica di Prima Classe. Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

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