Il 30 marzo 1938 la Camera approvò per acclamazione una proposta di legge, presentata la mattina stessa, stessa cosa avvenne in Senato. Tutto l’iter venne fatto in tempi rapidissimi e il Re, si rifiutò in un primo tempo di firmare la legge, anche perché non ne era stato preventivamente informato e le modalità di approvazione parlamentare erano state alquanto irrituali. La questione fu sottoposta, per un parere, all’allora Presidente del Consiglio di Stato, il celebre giurista Santi Romano, che ritenne tuttavia legittima l’istituzione la legge.
Si arrivò così al 2 aprile 1938 quando la legge seppur invisa al Sovrano venne promulgata con il numero 240. La stessa constava di soli due articoli:
«Art. 1.
È creato il grado di Primo Maresciallo dell’Impero.
Art. 2.
Tale grado è conferito a Sua Maestà il Re Imperatore e a Benito Mussolini, Duce del Fascismo».
L’attribuzione fu quindi conferita esclusivamente a re Vittorio Emanuele III, quale Capo dello Stato, e a Benito Mussolini nella sua funzione di Duce del Fascismo, che allo stesso tempo ricopriva anche la carica Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato. Il fatto di equiparare il Re ad un’altra personalità, creò non pochi malumori negli ambienti monarchici e militari del paese.
Mussolini, era dopo la Vittoria in Etiopia e la proclamazione dell’Impero all’apice della sua popolarità sia nazionale che internazionale e intendeva sfruttare il momento a suo favore equiparando almeno dal punto di vista militare la sua figura a quella del Sovrano. L’obbiettivo della stessa era anche un altro provare a forzare e a risolvere definitivamente il gravoso problema della diarchia a favore del regime fascista.
Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
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